“Ma chi è davvero Gattuso? Spulciando nel suo passato si scopre che la toga è un attivista su temi gender e sulla maternità surrogata. Lui stesso, insieme al suo compagno, è padre da ormai dieci anni di un figlio nato in California proprio grazie alla "gestazione per altre"” (dal sito del quotidiano Libero, 31.10.24).
L’attacco al Dott. Gattuso, Giudice del Tribunale di Bologna, è un puro atto intimidatorio, inaccettabile per uno stato democratico.
Basterebbe solamente questo, ma per comprendere meglio la questione è necessario spendere qualche parola in più.
Se si pensa che la colpa del magistrato (la colpa sarebbe aver preso una decisione non gradita al Governo) in questione è quella di esser intervenuto, nell’esercizio del proprio ufficio in materia di immigrazione, allora la descrizione dettagliata dell’orientamento sessuale del Dott. Gattuso si riassume in poche parole: penosa macchina del fango. Il messaggio è chiaro: così come abbiamo trovato “qualcosa” nella biografia di Gattuso, potremmo trovare altro scavando nelle vite di altri magistrati, nel caso di decisioni non gradite.
Andrebbe aperta una parentesi sul fatto che quel “qualcosa” trovato nella vita del giudice possa essere evidentemente per qualcuno oggetto di biasimo, ma è meglio affrontare un problema per volta.
Qui non siamo di fronte ad una critica per una decisione, condivisibile o meno, assunta da chi di lavoro fa proprio quello, ossia decidere; quando una decisione non piace, esistono gli strumenti per contestarla, anche in mano agli organi esecutivi.
Piuttosto siamo di fronte, ancora una volta, alla dimostrazione che nei fatti si vuole una magistratura sensibile alla linea politica di chi governa, visto che, come spesso dicono, i magistrati non sono stati eletti quindi chi governa deve avere, così ci dicono, una posizione dominante. In altre parole, una magistratura non indipendente.
È il caso di ricordarlo: alla magistratura, sia giudicante che requirente, nulla deve importare di chi governa e dei programmi elettorali. L’indipendenza della magistratura, anche qui è il caso di ricordarlo, è un principio cardine ed indiscutibile nato dopo il ventennio, periodo nel quale i giudici (si pensi al Tribunale speciale) avevano la camera di consiglio con un telefono direttamente collegato a quello del Capo del Governo, o quando, per esigenze del regime, si accettò di trasferire la sede di un processo il più lontano possibile (caso Matteotti).
L’indipendenza della magistratura non è una eventualità: è la base su cui costruire una giustizia giusta per i cittadini.