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IL DISASTRO DELLA CULTURA A LUGO

2023-02-01 14:43

Rifondazione Villa San Martino

TERRITORI, POLITICA, CULTURA, lugo, comune di lugo, teatro rossini, open rossini, purtimiro, cultura,

IL DISASTRO DELLA CULTURA A LUGO

Il problema è quasi amletico “investire o non investire in cultura?”  Spendere senza se e senza ma o guardare anche al budget e al rientro economico? Sabato 28

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Il problema è quasi amletico “investire o non investire in cultura?”  Spendere senza se e senza ma o guardare anche al budget e al rientro economico? Sabato 28 gennaio 2023 sul Corriere di Romagna il consigliere Comunale Davide Solaroli critica l’ennesimo fallimento della giunta lughese cioè il “Rossini Open” e non possiamo che dargli ragione, ma la nostra analisi come Rifondazione Comunista è diversa da quella di Solaroli.

 

Investire in cultura è sempre giusto, ma quello che fa il Sindaco Ranalli è creare eventi non è cultura e comunque nel caso della cultura è giusto investire nel futuro per avere altri tipi di ritorni (la città viva, movimento di turisti etc.) però nel caso degli eventi organizzarli in perdita è una tattica stupida che crea terra bruciata intorno e allontana possibilità future di fare qualcosa, anche un privato non verrà a Lugo perché penserà di non avere rientro.

 

GLI ORRORI DEL PASSATO

C’è un errore alla radice che viene sistematicamente commesso: il Sindaco e la sua Giunta si devono occupare di creare i presupposti per far ospitare a Lugo degli eventi, magari aiutare a portarli in città, ma non possono essere gli organizzatori stessi, i curatori, per ragioni di opportunità e di professionalità, bisogna che lo faccia gente di mestiere, creare e gestire un evento richiede tempo e competenze. Invece Lugo è un territorio chiuso che non guarda al resto d’Italia e di Europa, si “trapianta” ogni volta qualcosa che non ha una base culturale o radici “tradizionali nuove” sul territorio e quindi sei destinato sempre a fallire perché “l’evento” dovrebbe essere il culmine di un processo culturale non l’inizio e infatti: Purtimiro, Open Rossini, la Biennale, i mercoledì sotto le stelle e tante altre piccole cose fatte sono lì a testimonianza, ma inascoltate dato che si parla di “Lugo citta del Libro” in una città che ha una solo libreria indipendente e nessuna casa editrice, l’ennesimo evento pompato. Invece il Vintage funziona perché è stato creato da una persona che di fatto è “il padre” del genere in Italia, lo ha creato a Lugo ed è un nome in tutta la Penisola

 

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AMICI E PARENTI, L’AUTOREFENZIALITÀ

“…dopo la rielezione del sindaco, non ho più capito bene quale fosse la direzione che il Comune (socio di maggioranza assoluta della Fondazione) volesse imprimere alle proprie scelte in ambito culturale. … non riesco a scorgere un'idea, un progetto per il futuro. Meno che mai un ruolo possibile del Teatro”

 

“Vedo tentazioni diverse, come ad esempio fare le cose che “piacciono” o prediligere la cultura a chilometro zero – come se i talenti artistici nascessero come ravanelli. Essere lughesi non è una garanzia di qualità. C’è poi il pericolo di una gestione corporativa del teatro, ovvero affidarlo a chi lo fa di mestiere. …Queste tentazioni possono portare, in modo strisciante, alla morte di un teatro”

 

 

Queste sono le dichiarazioni dell’ex direttore del Teatro Rossini Domenico Randi (la prima Correre di Romagna 09/06/2021; la seconda Ravenna&Dintorni 18/04/2019) il quale si dimise proprio in rottura con il sindaco Ranalli. In sostanza l’amministrazione per il Teatro Rossini ha fatto l’esatto contrario di quello che si augurava Randi: Barberini alla direzione amministrativa e Gianni Parmiani a quella artistica, senza nulla togliere a queste persone che sicuramente sono ottime, ma non si poteva cercare qualche professionalità in giro per il Paese? Dovevamo per forza mettere l’ex-capo di gabinetto del sindaco, già direttore al Museo Baracca e tanto altro? Dovevamo per forza scegliere un attore non professionista? Nei musei italiani far entrare qualche direttore straniero ha fatto bene perché a Lugo non si riesce a farlo?

 

No non si può, l’autoreferenzialità della Giunta, del Sindaco, del partito al potere è più forte, le persone devono essere “dei nostri” perché bisogna controllare tutto, non si può lasciare libertà e quindi si controlla anche sapendo che si distrugge perché un circuito chiuso di persone non ha mai tutto quello che serve per gestire una città. Quindi anche per il Museo Baracca non si cerca una professionalità in giro per il Paese e non essendocene una libera a Lugo si condivide il direttore Fabbri (nulla da dire sulla persona ovviamente ma contestiamo il metodo) con il Museo Varoli di Cotignola.

 

L’assenza di una visione della cultura non riguarda solo il Rossini, ma anche le Pescherie, unico spazio espositivo pubblico della città, non c’è mai una programmazione, gli eventi arrivano all’improvviso pubblicizzati male, sui social imperversa solo l’ego della Giunta che usa l’evento per parlare di se stessa.

 

LA MENTALITÀ PROVINCIALE

Il Sindaco ha accusato i cittadini di aver causato la chiusura del cinema San Rocco, unico della città e gestito dalla parrocchia, non andando a vedere gli spettacoli, accusa le opposizioni di criticare LUOGO e di essere quindi provinciali.

Sul cinema purtroppo c’è poco da dire era gestito male, pochi spettacoli e una programmazione scarna e poi perché la gente dovrebbe pagare per vedere un documentario su Lourdes? SI porrebbe dare il contributo pubblico a patto di far gestire il cinema da gente del mestiere? Ad Alfonsine, che ha meno popolazione, il Gulliver funziona bene, ha dei lavoratori stipendiati. Quindi è possibile un’alternativa.

 

Presentare ogni cosa come se fosse epocale secondo noi è da provinciali e questo il Sindaco e la sua Giunta lo fanno spesso e infatti arriva poi la delusione del pubblico una volta che vede che di epocale non c’è niente. Descrivere Lugo il centro del mondo è provinciale, cosa che dal Sindaco viene fatto spesso. Credere che LUOGO sia una cosa nuova e innovativa è provinciale, con questo non vuol dire che non si debba fare, ma almeno usare i toni giusti, qualcuno l’ha paragonato alla Pietà di Michelangelo… E infine investire solo in concerti di musica classica credendo che solo quello sia cultura è molto provinciale, soprattutto se questi eventi si rendono noti al pubblico all’ultimo minuto con lo scopo di avere una platea di “pochi ma buoni” a Lugo si crede ancora all’esclusività della cultura, all’élite colta, roba da provinciali appunto.

 

A LUGO DEL BUONO C’È SFRUTTIAMOLO!

Lugo segue un po' il trend del resto d’Italia, non si genera cultura nuova, ma come per il turismo si sfrutta solo il passato, però qualche modello nuovo nel nostro Paese si sta vedendo soprattutto al sud, perché non copiarlo?

 

Investiamo seriamente in cultura e in cultura nuova, in estate siamo pieni di eventi fatti dalle tante associazioni del territorio che si danno da fare, come mai in inverno invece la città si spegne? Noi di Rifondazione crediamo che uno dei problemi sia l’assenza di spazi pubblici per fare cultura. I giovani non hanno nulla a Lugo se non vanno al bar non hanno alternative. Il Comune si impegni a dare almeno gli spazi di sua proprietà alle associazioni per creare laboratori artici, musicali, e cinematografici. Si accerti che queste attività siano aperte anche ai giovani, magari mettendole in relazione con la Biblioteca che a Lugo è un’eccellenza. Non è possibile che gli spazi pubblici a Lugo sono usati solo per gli uffici, si faccia una razionalizzazione seria. Il Carmine non potrebbe essere destinato a Museo e laboratori artistici? In Inverno in alternativa al Rossini non potrebbe ospitare concerti o rappresentazioni teatrali o proiezioni indipendenti o amatoriali?

 

Lugo soffre di assenza di spazi per la cultura, ed è di fatto in mano a privati che impongono affitti folli per gli immobili, e li che deve spendersi, creare cultura nuova e di conseguenza eventi costruiti con le associazioni e le aziende del territorio, questa può essere una via per il rilancio di una città sempre più morta. Spazi pubblici e liberi da ingerenze politiche.

A Lugo e dintorni abbiamo la fortuna di ospitare tanti artisti, riconosciuti anche in Italia e all’estero, perché non metterli in dialogo con la città e che facciano anche da ponte con artisti da fuori?

 

La cultura è l’investimento fondamentale, fa da collante della comunità e la fa crescere, o crediamo veramente di poter avere un’economia forte con un Paese che diventa in maggioranza sempre più ignorante, magari con l’aiuto della sola tecnologia? Saremmo solo scimmie altamente tecnologizzate.

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