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IL DECRETO REPRESSIONE

2024-09-24 16:55

Andrea Valentinotti

POLITICA, manifestazione, decreto sicurezza, repressione,

IL DECRETO REPRESSIONE

Bene ha fatto chi ha ribattezzato il nuovo Decreto Sicurezza (approvato alla Camera, ora in esame al Senato ma non ci sono dubbi sull’esito della votazione...

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Bene ha fatto chi ha ribattezzato il nuovo Decreto Sicurezza (approvato alla Camera, ora in esame al Senato ma non ci sono dubbi sull’esito della votazione finale) in “Decreto repressione”.

 

Che questo Governo in due anni sia intervenuto in maniera quasi compulsiva nel creare nuovi reati di dubbia utilità (vedi reato anti-rave party), ma stranamente (ma non troppo) abrogando invece l’abuso d’ufficio, è ormai cosa nota. Tuttavia alcuni nuovi reati introdotti in questa legge, lasciano dietro di loro una scia sinistra ed inquietante, che ci rimanda a tempi nefasti.

Si tratta di due nuovi reati, di cui uno chiamato “anti-Gandhi” e un secondo contro le rivolte, anche passive, presso istituti penitenziari.

 

Il primo, trasforma in reato una sanzione amministrativa pecuniaria (l’equivalente di un divieto di sosta), datata 1948 ma riveduta negli anni a venire, in reato, punendo chi ostruisce una strada col proprio corpo, con pena più severa se il fatto è commesso da più persone. Da qui il nome, “anti-Gandhi”.

 

Dove sta la volontà repressiva in questo nuovo reato? Astrattamente, chi impedisce la libera circolazione di una strada è già punito con il reato di “interruzione di pubblico servizio”, che però riguarda interruzioni o turbata regolarità del servizio; ora si punisce penalmente anche un comportamento di minor rilevanza sociale, ossia il solo ostacolo alla libera circolazione, anche se commesso da una sola persona.

 

Il messaggio che il Governo e la maggioranza vogliono far passare è chiaro: il dissenso, soprattutto se manifestato, non è tollerato. Chi ha memoria di fatti recenti ricorderà come già nei fatti lo hanno dimostrato.

 

Il secondo nuovo reato, ossia la rivolta nelle carceri, sembra esser uscito direttamente dalla penna di Alfredo Rocco (il Ministro di Giustizia durante la prima fase del regime fascista). In un contesto come quello con cui da decenni siamo abituati a convivere, ossia il sovraffollamento nelle carceri, le condizioni spesso inumane (già oggetto di condanna dall’Unione Europea), che rendono le carceri delle vere e proprie polveriere, pensare di risolvere il tutto con un nuovo reato che sanziona eventuali rivolte, è quanto di più reazionario si possa pensare. Punire poi anche il comportamento passivo (da sempre, in ambito di resistenza e minaccia a pubblico ufficiale, considerato del tutto privo di rilevanza penale), appare davvero una scelta assunta da chi non conosce la Costituzione o non si ritrova in essa.

 

In conclusione, il Governo Meloni fa approvare al Parlamento una legge liberticida, idonea non a portare sicurezza ma a reprimere forme di dissenso. Il timore è che sia solo l’inizio di una lunga serie.

redazione@camminaredomandando.it

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