Per i fedeli musulmani l'ultimo giorno di Ramadan è considerato il più importante e sacro dell’anno perché si ricorda che durante la notte precedente Maometto ricevette dall’arcangelo Gabriele (la voce di Dio) la prima rivelazione del Corano. Un giorno di festa importante carico di significati ma, soprattutto, molto sentito dai fedeli al pari della nostra Pasqua o della Pesah dell’ebraismo.
Accade, così, che nella scuola “Iqbal Masih” di Pioltello, lo scorso anno – quando si discusse il calendario scolastico – il Consiglio d’Istituto approvò con una “delibera” la scelta d’iniziare l’anno scolastico '23-'24 un giorno prima per consentire la chiusura proprio nell’ultimo giorno di Ramadan.
Non si tratta, quindi, dell’istituzione di una nuova festività ma, di semplice buon senso preso atto che in una scuola dove il 50 per cento degli scolari sono di fede musulmana quel giorno non si sarebbe fatta (com’è accaduto gli anni precedenti) alcuna lezione.
Purtroppo, in questo Paese di pagliacci ogni occasione è buona, non solo per fare polemica (anche quando non servirebbe) ma, soprattutto, per segnalare, evidenziare e “punire” le differenze al punto da scomodare il ministro in persona che, censurando la scelta del Consiglio d’Istituto, ha richiamato, addirittura, il rispetto della Legge «che non consente alle singole scuole - ha ricordato - d’istituire nuove festività».
Mi dispiace scomodare il Manzoni – o Gramsci che prima di me l’ha già fatto – ma anche in questo caso non è male ricordare che «il buon senso c’è ma se ne sta nascosto per paura del senso comune». Un buon senso che è figlio dell’esperienza (appunto) e del rispetto dei diritti dei bambini (e non solo).
Quindi, se il buon senso mal si sposa con questa classe dirigente del Paese, non possiamo che attendere l’esito delle verifiche del signor ministro per capire se il prossimo 10 aprile i ragazzi musulmani della scuola media di Pioltello saranno considerati “assenti giustificati” e quelli di altre religioni quest’anno faranno un giorno in più di scuola.