Propongo qui, una piccola riflessione, estratta da un'altra un po' più articolata, in "risposta" ai molti che dopo la morte del papa emerito, hanno proposto la sua canonizzazione e criticato il papa regnante. Un punto di vista, solo un punto di vista di cui invito a tenere conto.
𝗣𝗼𝗽𝗼𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝗗𝗶𝗼 𝗶𝗻 𝗰𝗮𝗺𝗺𝗶𝗻𝗼: 𝗱𝗼𝗽𝗼 𝗹𝗮 𝗺𝗼𝗿𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝗕𝗲𝗻𝗲𝗱𝗲𝘁𝘁𝗼, 𝗹𝗲 𝗿𝗶𝗳𝗹𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝘂𝗻 𝗰𝗿𝗲𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲 “𝘀𝘂𝗶 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗶𝘀”.
Dopo la morte del Papa Emerito molti “osservatori” hanno evidenziato la possibilità che il pontificato di Francesco possa, ora, cambiare di “segno” secondo la tesi per cui l’Unità della Chiesa sia stata mantenuta solo grazie alle elaborazioni "teologiche" di papa Benedetto.
Riflessioni come la difesa del Creato; la Giustizia Sociale e la Giustizia Ambientale; i vari sinodi ed encicliche per ridisegnare i compiti della Chiesa nei confronti dei poveri, dell’ecosistema, dell’ecumenismo, della pace e della guerra e, perfino, per la rimessa in discussione dello stesso (da Lui definito) “fallimentare” sistema economico - secondo costoro - senza la mediazione del teologo Ratzinger avrebbero potuto sfociare in uno scisma.
Al di là della fallimentare divisione dei credenti secondo categorie proprie della politica, costoro non tengono in alcun conto della dottrina e della stessa catechesi del Papa Regnante che è fondata (vorrei vedere il contrario) sul Vangelo e sul ruolo che per i credenti ne deriva: essere sale della terra e luce del mondo.
Per di più la “teoria” di questi “osservatori” risente delle invenzioni e delle manovre di gruppi organizzati esterni che con la Chiesa hanno poco da spartire. Persone che hanno come unico obbiettivo di “interpretare” istanze - pur legittime in un discorso ecclesiale – e trasferirle sul terreno della politica e dell'economia, facendo della Chiesa il terreno di scontro perché unica voce critica rimasta di un mondo sempre più vittima dell’economia, del profitto e del consumismo.
Si può non essere d’accordo con Francesco, ma i credenti non da oggi sono divisi tra: Marta e Maria; tra la Comunità di Gerusalemme e Anania e Saffira; tra Dossetti e Fanfani; tra don Milani e i cappellani militari fiorentini.
Il questo contesto, dunque, Papa Francesco sta facendo chiarezza per (ri)portare nel giusto alveo della coscienza le scelte dei credenti. Il Papa sta facendo il suo dovere di pastore guidando il Popolo di Dio alla comprensione di ciò che è giusto entrando in contrasto, se necessario, anche con ciò che è Legale. E, siccome, non sempre ciò che è Legale è anche Giusto, il Papa invita i credenti, soprattutto i ragazzi, a “ribellarsi” per rispondere solo alla propria coscienza.
«Chi sono io per giudicare?». Forse è questa domanda che dà fastidio agli “osservatori” che vorrebbero un Papa intento (solo e sempre) a condannare le “devianze”.
Il Popolo di Dio, invece, ha compreso il suo messaggio e sta iniziando a metterlo in pratica. Vent’anni dopo Genova, a Roma, il Popolo di Dio ha iniziato a impegnarsi di nuovo per cambiare il mondo in un altro migliore. È possibile”, Ipse Dixit!