È inutile può succedere di tutto ma nei nostri media la guerra nel Donbas è raccontata solo in un unico modo ammissibile: quello USA-Ucraina. Anzi più americano degli americani.
I pacifisti, o chi non vuole la guerra, sono ospitati in tv per parlare (poco) ed essere visti come degli alieni che vogliono la pace senza diffondere le armi, invece i dotti e sapienti, i giornalisti e pseudo esperti che l’Ucraina e la Russia forse l’hanno vista sulla cartina del Risiko, discettano per ore dicendoci che la pace si fa continuando ad armare l’Ucraina senza dire al popolo italiano dove si vuole arrivare, quando basterà, quando iniziare una trattativa, si vuole arrivare alla sconfitta militare dei russi su suolo ucraino o addirittura arrivare a Mosca? Non è dato sapere bisogna armarsi e partire, anzi partite perché gli amatori del conflitto non hanno il coraggio neanche di farla in prima fila la guerra, non mobilitiamo i “nostri eserciti” ma facciamo carneficina a distanza da veri ipocriti occidentali.
Eppure il dibattito non subisce variazioni, sono passati mesi qualche dubbio nel tenere questa linea dovrebbe nascere, ma niente il pensiero della maggior parte degli italiani non trova rappresentanza degna su tv e giornali, al massimo si accenna lievemente a un dubbio, ma viene subito schiacciato da ore di video fuffa o da litri di editoriali. Tra poco La Repubblica darà come inserto omaggio una bomba a mano.
Ora ci viene detto che la crisi energetica non è colpa della guerra (solo in parte è vero), che la recessione e l’inflazione non è colpa della guerra, che le ospitate di Rampini non sono colpe della guerra, e no cazzo quella è colpa della guerra! Rampini ormai dorme in tv, dice che la guerra è da fare sempre anche al costo di rimanere al freddo, lui vive ovviamente nell’attico di New York, poi ci sarebbe il problemino dell’atomica, ma noi italiani…anzi voi italiani dovete sacrificarvi.
Ci sono toccate analisi del genere per mesi, molto grezze, tagliate con l’accetta dove il più intellettuale da dell’Hitler a Putin, per dire. Dove si dà del putiniano a qualsiasi pensiero diverso, anzi si è montata la paura di giornalisti-agenti russi infiltrati nei nostri organi di informazione, per fare propaganda pro Putin. Cioè i piduisti si, quelli pro servizi segreti deviati si, ma i putiniani no cazzo abbiamo una dignità! L’Italia non si deve prestare alla propaganda russa, anche perché lo spazio è finito da quella pro Ucraina e da quella storica USA, che ha lasciato il segno in tv e giornali tricolore come le chiappe di Homer Simpson sul divano di casa. Alan Friedman e Edward Luttwak secondo voi che ce li abbiamo a fare? Hanno difeso le peggio guerre statunitensi contro i civili, massacri basati anche su prove false, ve le ricordate le armi di distruzione di massa di Saddam?
In realtà i nostri media non hanno bisogno di tutta questa fatica della propaganda, essi si allineano automaticamente ormai al potere costituito diventando addirittura più realisti del re, sono ciechi si ma ante guerra, cioè lo erano già da prima della guerra, ma forse questo conflitto ce lo ha evidenziato meglio nella follia del suo dibattito. Un esempio è le critiche assurde che riceve chi evidenziava un dato di fatto: Gli USA sono i registi di questo conflitto, da anni armano gli ucraini, accerchiano la Russia con le basi Nato etc.
Niente! Tutti etichettati come folli, poi arriva Biden e la Nato e belli come il sole come se niente fosse dichiarano che bisogna incontrare Putin, che Zelensky deve calmarsi un pò. Gli Usa in realtà non vogliono l’escalation, vorrebbero tenere impegnati russi per la prossima guerra alla Cina, e forse iniziano anche ad avere paura che il premier ucraino possa diventare un futuro Saddam, ci sono “caduti” spesso in questo orrore.
Eppure neanche questo fa cambiare almeno un po’ la linea editoriale dei nostri media, semplicemente nel dibattito si ignorano le dichiarazioni di USA e NATO e si va avanti con la solita prosa, il pericolo atomico viene sottovalutato, anzi non c’è perché altrimenti finisce il dibattito e non si può bisogna far finta di non vedere, essere ciechi di (ante) guerra.